A Parigi è già il disgelo, mentre
gli specchi dei tuoi occhi sembrano
cubi di Rubik che balbettano
filastrocche d’umanità perduta
nei giorni di sale e pioggia.
E intanto noi non coccoliamo più
la nostalgia nei laboratori chimici:
prestami allora una biro scolorita
per ridisegnarti la linea
della vita sulle mie gambe magre
e vedrai che inventeremo una terra promessa
su cui fare naufragio dopo gli abbracci
svenduti a fine mese, facendo impacchettare
cortometraggi di emozioni al neon
pur di delirare schizzi di felicità.
Sulle ninfee impressionistiche, sugli ermi
colli, sulle quattro stagioni in musica,
costruiremo rette passanti per
le meraviglie dei cinque sensi,
per la nostra Siberia interiore;
avrà un senso comprare promesse
alla fiera dell’Est, sdraiarsi accanto
alle fabbriche di bugie andate a male,
piantare mandorli al posto degli
allarmi anti-paure-apocalittiche;
e le stelle cadenti organizzeranno
visite guidate nei quartieri dei sogni,
mentre noi costruiremo ciondoli di legno
con le coincidenze delle rivoluzioni
cardiache e pseudo-solari.
Prima che sia troppo tardi, però,
pettina le nostre Odissee di perdono
e non fare affondare le mezzelune
delle tue sopracciglia: di ritorno dalla notte
mi porterai un souvenir che sa di buono,
mi porterai di buono solo un souvenir.
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di Eva Luna Mascolino
photo: Silvia D’Anna