Mille volte mi sono sentita così, appesa al vento.
Mille e mille volte, vittima degli eventi. Vittima di scelte che, seppur mie, erano figlie di contesti pesanti, o sbagliati, causate dalla tempesta di volti e di comportamenti che imperversavano attorno a me.
Scelte per caso. Non saprei come altro definirle.
Fondamentalmente corretta. Brava a scuola, con pochi vizi, nessuno dei quali veramente dannoso. Questo è ciò che sono, una persona che non ha mai dato preoccupazioni e che, adesso, guardandosi attorno, vede solo la polvere di cui il vento l’ha vestita.
Pochi volti, nessuno indispensabile, e tutto ciò che a suo modo mi procurava piacere si è sgretolato tra le sabbie del tempo.
Guardandomi indietro penso che avrei potuto vivere diversamente, impormi sul vento, o sulla tempesta, o sulle persone. Palesare almeno quel briciolo di volontà che avevo in fondo al cuore, ed oppormi al resto.
Ma poi guardo lo specchio e il riflesso beffardo rivela ogni mia paura concentrata in un’unica piccola voragine: codarda.
Ed è a questo che oggi mi oppongo.
Inforco la paura e dispiego le ali. Perché di questa vita, ovattata, non so più che farmene.
Ispirato a Donna per caso di Jonathan Coe.
di Nadia Caruso
foto Marcello Piu