Le vacanze convenzionali non mi sono mai piaciute. Trascorrere un’intera settimana al mare, in piena tranquillità, mi fa andare fuori di testa.
Odio non fare nulla. Posso rilassarmi, certo, ma al massimo duro tre giorni.
Sono una persona a cui piace godersi al cento per cento tutto ciò che c’è. E devo vedere, toccare, incontrare persone, assaggiare cibi nuovi, girovagare di continuo. Solo così mi sento soddisfatta.
Per fortuna, ho una grande amica che mi accompagna durante questo tipo di viaggi, e un lavoro che mi permette di farlo. Ad essere sincera credo che partirei in questo modo anche da sola, se nessuno avesse il coraggio di partire con me. Sono una persona indipendente, e al contempo pazza. Ma soprattutto libera.
Per quanto riguarda i soldi, in effetti, quelli, non sono mai abbastanza. Ma c’è anche da dire che me li faccio bastare, perché penso che non servano grandi lussi quando si vuole visitare il mondo. Anzi.
Voglio raccontare un pochino il mio ultimo viaggio.
Un giro in auto lungo lo stivale della durata di 5 giorni assolutamente improvvisato.
Abbiamo scelto, per comodità e per diletto, tre tappe: Rimini, Roma e Napoli.
Partiamo con due ore e mezzo di ritardo sulla nostra tabella di marcia virtuale, e ci tuffiamo in autostrada. Maciniamo chilometri con questa mia auto scassata che, però, so non mi deluderà mai: dove mi deve portare mi condurrà.
Davanti a noi si dispiegano paesaggi spettacolari, con settembre che fa da regista. E intanto facciamo la sauna gratis dato che questo sole scalda per bene e il sistema di aria condizionata non funziona.
La nostra colonna sonora durante il tragitto è fatta dai i miei CD misti, ma ben presto mi rassegno ad Alessandra Amoroso, molto apprezzata dalla mia amica.
Qui trovo giusto aprire una parentesi per fare un elogio alle autostrade italiane: sono impeccabili, come pure gli autogrill. Ci cibiamo di schifezze varie e ridiamo di gusto con dei libretti esilaranti e poi ripartiamo.
Finalmente giungiamo a Rimini.
Abbiamo deciso di passare la notte a casa di mia cugina che studia lì.
Trascorriamo tutte e tre un bel pomeriggio a girovagare per Rimini centro, ridendo del look delle stravaganti ragazze universitarie iscritte a moda, mangiando gelato e facendo aperitivo con carote come stuzzichini. Il clima è perfetto, il porto e la vicina spiaggia sono poco affollati, la gente che incontriamo è cordiale.
Un tramonto ci travolge con la sua incredibile bellezza e, in silenzio, lo contempliamo ammaliate; le onde e il verso dei gabbiani ci cullano incredibilmente: la pace dei sensi
Per la sera abbiamo grandi programmi.
Zucchero inizia il tour proprio a Rimini e andiamo ad ascoltarlo fuori dal palazzetto in cui si esibisce. In pratica ci sono tre sceme, sedute sul marciapiede, a cantare a squarciagola le sue canzoni.
Il giorno dopo ci proponiamo di partire presto, per evitare la calura, ma non resistiamo a quei “5 minuti” in più a letto e quindi ci tocca un’altra sauna gratuita.
Poco importa, poiché l’imponente Roma è la nostra prossima meta. E siamo elettrizzate. La mia gioia viene bruscamente spazzata via dall’ansia appena entriamo nel celeberrimo GRA e poi, di conseguenza, nel vivo del traffico romano.
Per trovare un parcheggio ci abbiamo messo due ore.
Due ore
Ripeto: due fottute ore.
Ma alla fine, stremate e innervosite, decidiamo di lasciare l’auto nel parcheggio a pagamento più economico che siamo riuscire a trovare. Cioè un metro quadrato di cemento incustodito sotto un albero mezzo morto, fuori dalla stazione Termini.
Lasciata lì la macchina, ci abbandoniamo, ormai vagabonde, alle vie di Roma. Camminiamo per tutta la sera e ci facciamo una scorpacciata di monumenti maestosi illuminati a giorno. Per la mia amica è la prima volta nella capitale, e a me piace davvero molto scrutarla di nascosto: è come una bimba rapita che osserva attenta alla finestra, mentre la neve scende pacifica.
Roma incanta e lascia senza parole.
Riempie gli occhi e mozza il fiato. La pizza sottile che mangiamo a cena, mozza la fame e ci riempie la pancia, accompagnata da due calici abbondanti di vino che beviamo beate. Poi Roma ci prende a braccetto e ride fragorosamente insieme a noi.
Il giorno seguente ci attende con altre passeggiate ed altre visite. A pranzo abbiamo l’onore di mangiare con una vecchia amica conosciuta un anno prima, per caso. Il nostro menù prevede spaghetti cacio e pepe, vino rosso e sana allegria, con un contorno di racconti su esperienze di vita e di sogni belli racchiusi in quel beneamato cassetto di cui non si trova mai la chiave.
Il tempo scorre veloce e scivola dalle mani come sabbia quando si sta bene. Dopo il tocco magico di un gelato eccezionale, ci dobbiamo salutare. È un arrivederci.
La sera arriva troppo presto, e ci consoliamo con un bel panino alla porchetta. Le panchine in piazza Navona ci fanno da materasso e fiumi di chiacchiere scivolano tutto intorno a noi. A casa mia le stelle si vedono, e sono tante e belle, a Roma invece, in questa notte, nessuna ci fa compagnia su questa panchina.
La mattina seguente salutiamo il Colosseo e prendiamo il treno. Bastano due ore per incontrare Napoli che ci accoglie con un gran sorriso, una sfogliatella e un caffè. Il loro caffè è molto diverso dal nostro: più corto e più cremoso, ha un gusto meno intenso e più dolce. Anche la loro macchina del caffè cambia: la magica bevanda viene espressa tirando una leva che ne regola la giusta quantità.
Napoli è una vera città di cuore. Mi ha sorpresa in modo molto positivo. Tra materassi per strada, clacson rumoreggianti, gente che urla in un dialetto alieno, dalle finestre, dalle auto, da una parte all’altra delle vie. Tra macchine parcheggiate in terza fila, insegne di attività commerciali con su scritto forza Napoli, ecco una città il cui sito ufficiale viene dopo quello della squadra di calcio.
A Napoli siamo ingrassate e ci siamo sentite a casa da subito: ottimo cibo e ottimi spiriti.
Anche questa città ci spalanca le braccia con le sue viette, piazzette, monumenti, con la funicolare, il mare. Da lassù mi rendo conto di quanto Napoli sia grande, caotica, confusionaria. Di lato, il Vesuvio controlla con fierezza che che tutto questo (dis)ordine non degeneri, come un vecchio amico fedele.
L’alba seguente, di venerdì, ha sferzato la giornata, fatta tutta di corse per arrivare a casa in tempo. Una promessa di arrivederci, anche a Napoli, il pagamento di 70 euro per (l’economico) parcheggio romano, e, ridendoci un po’ su, partiamo per il nostro amato Veneto.
La pioggia che inizia a breve ci mette un bel po’ di tristezza. Arrivate a Padova, scopriamo che l’autostrada è chiusa per lavori.
Il rientro è così, per me, quando mi rendo conto delle cose che ho trovato e rubato nei posti che ho visitato, e che porterò sempre con me. Cibi, affetti, immagini, dialetti.
Post scriptum.
Due mesi più tardi mi è stata recapitata una bustina verde a casa. Dicesi multa. Ammontare 72 euro.
Alla domanda lo rifaresti?
La mia risposta è incontrovertibile: ovvio che sì, ora.
Quando si parte?
di Angela Alpe