Sciabolate di luce nel buio gli feriscono gli occhi.
Non capisce cosa stia succedendo: era al caldo in macchina, poi d’improvviso l’auto si ferma, la portiera si apre, lui fuori – uno sgommare rapido, il buio intorno, il freddo.
Tutto quello che conosceva è lontano: non ci sono gli odori familiari, i toni attutiti, il tepore, quel poco di cose che sa della vita, perché ha solo alcuni mesi ed è un cane.
Cammina cammina: pensa che torneranno, che hanno voluto scherzare, che se andrà avanti, troverà l’auto aperta pronta a accoglierlo di nuovo. Il cuore dei cani è pieno di fiducia e il suo, addirittura, straripa di quel sentimento.
Le zampe gli dolgono: è ancora un cucciolo e, se ascolta il suo corpo, ora avverte la fame.
Le auto lo sfiorano: lui adesso ha paura e corre. Non vorrebbe, ma purtroppo comincia a capire.
Un rumore più forte lo scuote; si ferma, guarda: è l’auto. È quella?
Corre ancora: ora lo devono vedere, deve mostrarsi. Ma prima una, e poi tante luci lo accecano. L’urto è terribile, lo schianto immane, il dolore straziante.
Ma cosa succede? Apre gli occhi, riconosce la cuccia: una bambina lo stringe, lo bacia, lo scruta. Quindi gli parla con voce sommessa:” Ti agitavi tanto, temevo che stessi male. Ma adesso ho capito: sogni anche tu.”
Lui chiude gli occhi e si addormenta ancora, dimentico già del sogno e felice tra le braccia di lei.
di Gloria Lai
photo: Andrea Stella