Oggi sento nel cuore
un vago tremore di stelle,
ma il mio sentiero si perde
nell’anima della nebbia.
La neve dell’anima ha
fiocchi di baci e di scene
che sono affondate nell’ombra
o nella luce di chi le pensa.
tratto da Canzone d’autunno di Federico García Lorca
Seppure il bianco delle mie mani non ti possieda minimamente, le dita vittoriose reggono in pugno una lettera.
Che ti indirizzo.
Tra palmo e polso non resta che contesa.
Come mi hai insegnato, tempo addietro, il momento del crepuscolo non può mimare la sera.
Allora comprimo le nostre iniziali in questo tempo di bruma che sfida i ghiacciai. Non è freddo, non qui. Io, d’altronde, non conosco i Poli né i Meridiani, non ho terre da dirti che possano alleviarti lo spirito. Ma qua, dove mi trovo, il tuo ritratto è speculare alle mappe ed ha anni incantati che si fanno passare, e misurare, e imprimere in libri che non leggerai nemmeno.
Fa nulla.
Questa è solo una lettera.
Non ha scritto e non ha dato.
Potrai mai perdonarmi?
Se e quando ci scalderemo, chissà se mi racconterai ancora di noi.
E poi, semmai i nomi fossero di ciascuno, avremmo già perso ogni nostro concetto.
la Redazione
illustrazione di Irene Caboni
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