Il bimbo aprì gli occhi ed era passato molto tempo.
Da solo si creò un amico, con lui giocava e rideva.
A tratti sentì che qualcosa non andava, mancava un pezzo:
non dormiva e, nei giorni a seguire, il vuoto che avvertiva era sempre più forte.
Si chiese da dove fosse venuto, chi era, cosa ci facesse in questo posto.
Cosa si può desiderare quando si è in queste condizioni?
Il desiderio, anche se sublimato, non risiede in alcun oggetto
poiché va oltre il concetto di materiale.
La condizione dell’uomo è cercare sempre di riempire un vuoto
e per un bimbo, ancora puro e lontano dalla cattiveria, il bisogno più grande risiede nella figura della mamma.
Lui la perse tempo prima,
la mancanza era il fosso che l’opprimeva,
quando seppe che c’era solo un modo per avverare l’impossibile,
accettò le amare conseguenze.
Un giorno di vita e, all’assopirsi, la morte.
Visse il bimbo un giorno infinito, il cuore in gola e le farfalle nello stomaco.
Vedendola sul letto stesa
si sentì dire di essere amato,
così non esisteva più il suo vuoto.
Provò sonno per la prima volta
e si lasciò andare ad un riposo eterno anche lui,
vicino al cuore di sua madre, nella felicità finalmente compiuta.
L’uomo cerca sempre di colmare il proprio vuoto partendo dalla ricerca della causa.
Mentre la vita scorre, non ci si trova mai davvero da soli
e a quelle persone che zittiscono i nostri vuoti
dico grazie d’esistere
in quanto riempiono di felicità, d’amore e di vita.
Ognuno a suo modo cerca una verità,
un solo giorno per aver con sé la cura che colmi l’intero vuoto del genere umano.
Ad ognuno qualcosa,
e sono sicura che quando troveremo ciò che cerchiamo
proprio in quel momento scopriremo di non essere soli.
di Maria D’Urzo
photo: VeroNique Carozzi